Uno sfondo statico, quello della notte tersa, squarciato dal movimento irrequieto di radici, tronchi e rami che, privati delle chiome secolari, sembrano contorcersi su loro stessi, condannati ad una perpetua sofferenza. La luce, disegnando traiettorie casuali, onora la drammaticità della scena. È questo il linguaggio adottato per documentare il disastro ambientale che ha colpito gli ulivi della Puglia, ridotti a carcasse deformi dal batterio della Xylella fastidiosa. Un misto inquietante tra denuncia e resa genera i sette ritratti, rappresentazione dell’urlo muto di coloro che si riconoscono disarmati di fronte al decadimento della natura.